questo è il mio amico chris che chede un intervento pubblico sui social network https://www.linkedin.com/posts/christianvollmann_thesocialdilemma-activity-6715723568925155328-GzL3
la cosa curiosa è che Chris è il founder di un social network, lui stesso
Leggendo nei commenti al post Linkedin, il suo orgoglio è avere l’unico social network con un feed cronologico, non algoritmico; ma questa non è proprio la soluzione, non centra l’obiettivo
Ben Evan che leggo e seguo con piacere, persona in gamba con una vista acutissima, dice che l’algoritmo è un must, i feed non possono scalare oltere un n di relazioni su feed cronologici, numero di Dunbar, ci deve essere una regola dinamica che decide cosa mostrare e cosa no https://www.ben-evans.com/benedictevans/2018/4/2/the-death-of-the-newsfeed
e questo, detto in difesa di Facebook contro controlli politici o breakup, mi colpisce ad un tempo come vero e come detto con miopia
E’ abbastanza chiaro che gli algoritmi siano sviluppati per gli ads e la monetizzazione; se fossero sviluppati in prima istanza per lo user sarebbero diversi, più efficaci e rilevanti, forse meno manipolabili
La mia epifania è stata sul beta dell’assistente google su Android, Google Now credo si chiami o si chiamasse. Forse anno 2013 o 2014, scopro casualmente che ogni giorno mi suggerisce due articoli in 2 tematiche (non specificate da me) che erano davvero in quel momento il pivot del mio interesse, anche inespresso anche perchè forse non erano il bulk della mia attività. Il senso di rilevanza di quei suggerimenti, l’utilità di quei link, ho subito amato google now, una vera epifania.
poi google now esce di beta, quel giorno invece di quei due solitari ma graditissimi suggerimenti, mi trovo una pagina di risultati di calcio di serie A (non seguo il calcio) e l’invito a personalizzare il feed, che anche con ripetuti tentativi è rimasto stupido e stupidamente vago. Il modello era cambiato: se vuoi max gli adv revenue meglio che fai conto sulla folla dei football fans, non sui miei specificissimi pivot. Non lo uso più e con buona pace, ogni volta che lo apro per sbaglio le notizie al top sono siti populisit/sovranisti con titoli clikcbait e temi confinanti al fake; capisco la “gravità” del feed algoritmico, se affinato sulla massimizzazione di click e adv$ si finisce a fondo verso la parte più becera e ossessiva del pubblico.
Il problema per me è chiaro e risolvibile, nel mio caso io non sono contro ad essere profliato per se, io sono l’essere profilato al solo beneficio degli inserzionisti. Impegnati a farla funzionare solo per i propri clienti, FB e google sono patentemente incapaci di capire il valore che la mia profilazione ha per me stesso.
la soluzione sarebbe in nuove piattaforme e tecnologie che rendo la mia profilazione sinergica alla crescita del mio profilo online, ad esempio google attraverso chrome sa tutto quello che ho visitato negli ultimi 10 anni e potrebbe tranquillamente offrirmi una search semantica per aiutarmi a ricordare e ritrovare, ma che incentivo ha google a farlo e chi altri potrebbe farlo ?
“”””e tornado al pessimismo di Ben Evans, io credo che le stesse tecnologie di oggi potrebbero rendere il mio feed algoritmico una esperienza molto più dinamica, interattiva, libera dalla schiavitù del “tutti i tuoi amici hanno visto questo, vedilo anche tu”. Internet non è la televisione””””
il problema non risolvibile è che, in un mondo di economie di rete infinite e di monopoli naturali si riducono le possibilità che nuove proposte ad un problema non chiaramente riconosciuto riescano a bucare i muri dell’attenzione, e nel caso riuscissero a farlo rimanere indipendenti e non essere fagocitati dai vari big (though in internet i settori per l’analisi del monopolio possiamo poi parcellizzarli molto di più che ad esempio nel settore dell’acciaio)
in concreto, c’è tanto cognitivismo al lavoro nel forzare il click compulsivo, poco dello sforzo che si possa fare per ridare il controllo all’utente riuscirebbe ad emergere. Il click compulsivo arriva per primo ai miliardi. TikTok adesso vince perchè ha costruito la piattaforma per l’algoritmo, la piattaforma “che vede come uno algoritmo” per analogia col poco rassicurante “vedere come uno stato https://www.eugenewei.com/blog/2020/9/18/seeing-like-an-algorithm
E quindi il problema no.1 è rimettere lo user al centro
il no 1.1 è rompere i meccanismi economici che hanno creato mostri come FB: dico mostro pensando a tutti i problemi per gli utenti creati da facebook nella sua corsa ad averli loggare 18 volte al giorno, dai tempi di Zynga in poi.
Oggi il problema, tutti dicono, è quel loggarsi 18 volte al giorno e si chiede l’intervento dello stato. Brr, quante cose possono andar male quando gli stati cominciano a controllare internet, pensiamo alla Cina prima di tutto.
Invece il problema dovrebbe essere come loggarsi 18 volte al giorno per ritrovare una versione aumentata di se stessi, della propria informazione, cultura e socialità. Sarebbe necessario proprio partire da questa analisi dello spettro delle attività online, dal tossico fakenews spam stile facebook 2016 alla sana vita di community così specifiche che non si troverebbero mai offline
Il problema non è internet, il problema sono loro 🙂 Nella confusione delle argomentzzioni finali, voglio dire solo questo, il pecking order dell’economia internet:
- lo user, da proteggere, non è solop privacy, ma ownership dei contenuti, portabilità e features features features
- l’innovzzione che deve essere protetta dai meccanismi dei monopoli naturali e delle infinite economie di rete. Penso sia più nel campo di investimenti e M&A che vera concorrenza
- la moderazione dei contenuti nel rispetto delle leggi e dei modi civili di interazione, sacrificando i margini
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- lo stato che detta come controllare i contenuti
BTW io sono un power user di Facebook, FB come tool per i gruppi è fantastico e io uso principalmente i gruppi. Per un periodo dal 2014, al 2017 c’è un app chiamata Groups che mi ha permesso di usare FB senza dover usare il mio feed, non credo sia un caso che si stata terminata nel 2017 dopo lo spammosissimo 2016. Per dire, Facebook e Google sono immensi e complessi conglomerati di hardware, software e app e features per gli utenti. Smatassare tutto (mi avete capito) è difficile immaginatevi se lo deve fare un regolatore pubblico. Però si è fatto. Convincere FB a venderci come users e non solo eyeballs, si può fare con meccanismo economici?
Ma se manteniamo vivi gli incentivi giusti per l’innovazione forse riusciamo a uscire dal problema della regolamentazione (suona fideistico, lo è, finchè non lo studio abbastanza)